20 OTTOBRE 2007

TREVES BLUES BAND


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

Treves Blues Band

     

sabato 20 ottobre 2007

   

Teatro Frassati - Regoledo di Cosio Valtellino(SO)

     

ore 21,30  -  ingresso 15 euro

   

prenotazioni e infoline : 347-25.40.493 (ore serali)

 

 


Non ama i fighetti che si fingono bluesmen, suona con la stessa passione di fronte a 300 o 10000 persone, soffia sull’armonica da 30 

(o 40?) anni, basta accennare ad un artista o a un concerto o ad un pez-zo blues e si allarga in un sorriso che abbraccia. 

Fabio Treves a 60 e più anni è un ragazzone che dal vivo trascina come pochi altri e che ha l’entusiasmo degli esordi. Ha suonato con i grandi (compreso quello che per lui è stato il più grande: Frank Zappa) ed ha un curriculum irreprensibile. 

 

 

Biografia...

Fabio Treves, milanese armonicista, leader della Treves Blues Band é un personaggio che ormai appartiene alla storia del Blues made in Italy.
In quasi 25 anni di carriera, il baffuto musicista ha collezionato dischi, collaborazioni prestigiose e scritto guide al Blues.
L'avventura inizia negli anni sessanta con un gruppetto studentesco di Blues ; comincia a conoscere i classici del Blues Revival inglese e i grandi maestri delle origini.
Più tardi la decisione di mettere insieme una vera e propria big band con tanto di fiati e tastiere.
Nel 1975 entra in sala d'incisione, e ad oggi ha collezionato una decina di album con un successo in crescendo.
Ha suonato come supporter con Peter Tosh , Little Steven , James Cotton e Stevie Ray Vaughn.
Nel 1988 suona con il mitico Frank Zappa a Milano e a Genova.
Al suo album più riuscito, " Sunday's Blues " collaborano artisti di talento quali Dave Kelly , Pik Withers ( Dire Straits ) e Chuck Leavell (Rolling Stones e tastierista di Eric Clapton).
Treves ha prestato il suo talento anche a molti artisti italiani quali Mina, Cocciante, Bertoli, Finardi, Graziani, Branduardi e molti altri.
Instancabile propagatore del Blues (come lo ha definito Renzo Arbore) ha suonato nei più grandi festival Blues d'Europa, Dopo tanti anni continua l'avventura sulla strada della musica dovunque ci sia la voglia di ascoltare gli " Evergreen " di Elmore Jones e Muddy Waters.
La TREVES BLUES BAND è la prima band storica del "blues made in Italy": il primo L.P. del gruppo risale al 1975 e da allora sono arrivati concerti, importanti collaborazioni artistiche e festival famosi come Memphis, Tennessee, nel 1992, Pistoia nell'84 e 88 e quelli francesi (St.Chamond e Valence nel 1983/1984).
La formazione ha "aperto" negli anni i concerti di vere e proprie leggende musicali come Charlie Mingus, Peter Tosh, James Cotton e Stevie Ray Vaughan. Nel settembre del 1980 il gruppo incontra uno dei più grandi chitarristi bianchi artefici del rilancio del blues in America: MIKE BLOOMFIELD, con il quale registra uno storico "live" a Torino.
L'armonicista Fabio Treves ha collaborato con decine di big della musica leggera italiana portando in studio di registrazione il suo stile ed il suo feeling; tra i tanti si ricordano Mina, Celentano, Cocciante, Bertoli, Branduardi, Baccini, Finardi, Panceri, Ferradini, Graziani e... tantissimi altri. Il 1988 è un anno di grandi soddisfazioni per Treves e la band: c'è innanzitutto il coronamento di un sogno durato una vita, quello di conoscere e suonare sul palco con il suo grande mito FRANK ZAPPA. Il "genio" chiama infatti Fabio sul palco per un'ospitata storica per un musicista italiano e, a Milano e Genova, si realizza ciò che poteva sembrare impossibile..
Poi c'è la registrazione di un bellissimo album "Sunday's blues" ricco di ospiti illustri come CHUCK LEAVELL ( ex Allmann Brothers Band e in tour con gli Stones da una vita..), PICK WITHERS (tra i fondatori dei Dire Straits), e DAVE KELLY (chitarrista -leader della inglese Blues Band); con quest'ultimo partecipa al Pistoia Bluesin' e, con l'inserimento di Chuck, alla fortunata trasmissione televisiva "D.O.C.".
Nel corso della sua lunga carriera Treves ha trovato il tempo di scrivere due libri sul blues: il primo "Guida al Blues" è del 1978 (Ed. Gammalibri) e il secondo "Blues Express" (del 1989) Ed. Multiplo.
Nel CD "Jumpin" del 1992 è inserito un brano registrato dal vivo al Memphis BEALE STREET MUSIC FESTIVAL di cui la band è stata ospite, suonando in quello che è considerato uno dei Festival blues più importanti del mondo.
Numerose sono anche le apparizioni televisive della TREVES BLUES BAND, tra queste: "L'altra domenica" (1978), "Quelli della notte" (1985) e "D.O.C." (1988), insomma quei pochissimi programmi del passato dove si poteva ascoltare buona musica dal vivo e, in tempi più recenti, il gruppo è stato ospite di due felici e seguite trasmissioni di TELE+: "Good Vibrations" e "Showcase", oltre ad aver realizzato la sigla di "Crossroads", magazine di spettacolo sempre su TELE+. Dal 1994 Treves conduce su ROCK FM a Milano, "BLUES EXPRESS", un programma con ospiti, novità discograiiche e musica acustica dal vivo.
Non si può infine non ricordare il lungo e fortunato sodalizio musicale con l'amico COOPER TERRY, con il quale Fabio registra un "live" per la Red & Black Records nel 1992.
Tra i Festival Blues italiani ai quali ha partecipato la TREVES BLUES BAND, supportata sempre dal calore del pubblico, vogliamo ricordare quelli di Alcamo, Capo d'Orlando, Cerignola, Nave, Pistoia, Rovigo, Torrita di Siena, Vercelli e.......... 

 

Intervista...

Accompagnato dal fido Tino Cappelletti al basso e dai due giovani della band (“Abbassano la media anagrafica del gruppo” dice), Ale “Kid” Gariazzo alle chitarre e voce, Massimo Serra alla batteria e percussioni, Fabio Treves riesce a dar fuoco anche ad una platea di cubetti di ghiaccio. Adatta lo show ogni volta, inventa, scende tra la gente, suona in acustico – nel senso di nessuna amplificazione! – scherza, diventa protagonista e comprimario a seconda della necessità, dell’estro, della fantasia. Tanto che la Treves Blues Band non è il gruppo “di” Fabio Treves ma “con” Fabio Treves e ogni com-ponente ha un ruolo e uno spazio di primordine: insieme fanno andare una macchina che in Italia ha pochi eguali. 

Nel repertorio brani propri dal nuovo “Bluesfriends” (“Stand up and rise”, “Windy City Blues”…) e classici elettrici della scuola di Chicago e di New Orleans. Accanto a versioni magistrali di Jimmy Reed, di John Lee Hooker, di J.B. Lenoir, di Eddie Floyd (più un accenno a “Baby Please don’t Go” di Sonny Boy Williamson) cioè a buona parte della Mecca del blues c’è l’omaggio galoppante a Chuck Berry (“Roll Over Beethoven”) e alle radici più profonde: il “treno” fatto con l’armonica (“lo strumento principe del blues” dice Treves) e senza microfoni, “Can’t be satisfied” di Waters con mandolino e armonica in acustico, il “solo” di pentole e asse da lavare (washboard) di Massimo Serra, il tutto a un metro dalle prime file di un pubblico via via più sorpreso. 

D: Ma è sempre così?

Treves: Sempre. Non importa dove suono e quanta gen-te c’è. E’ importante che quelli che ci sono riman-gano incollati lì. Anzi, più il pubblico è tiepido, perché magari non conosce il blues, più la sfida di-venta interessante. Alla fine è bello vederli ancora tutti lì, a spettacolo finito che vengono a salutar-mi o sapere che molti di loro si sono fatti centi-naia di chilometri per vedere il concerto. Tutte le volte che si suona c’è qualcuno che è rimasto stre-gato dal blues, che porterà qualcun altro…Si diventa subito amici. E’ una catena infinita

D: Il blues non muore mai?

Treves: No. Perché è vero, è fatto di passione, su-dore, fatica. Che non è esattamente quella roba che si vede i certi fighetti. Alla gente questa cosa ar-riva diretta all’anima, ne è conquistata, capisce che non c’è finzione, pose, atteggiamenti costruiti. Il blues è anzitutto uno stile di vita, schietto e senza infingimenti. Non c’entra quanto guadagni ma piuttosto quello che dici e quello che arriva alla gente. Basti pensare che la Treves Blues Band suona davvero dappertutto. E sono trent’anni che faccio ‘sta vita qua. Quale altro gruppo fa un’attività di questo tipo?

D: Anni fa è stato consigliere comunale a Milano. Ripeterà l’esperienza? 

Treves: Assolutamente no. Non c’è alcuna possibilità di lavorare con serenità. In politica i partiti, i gruppi, le persone, l’approccio è lontano da quello che intendo io. Purtroppo sono situazioni che non cambiano neppure dopo anni. Un’esperienza, certo. Però da non ripetere.

D: Quale disco recente l’ha colpita maggiormente?

Treves: Quello di Charlie Musselwhite, veramente bello

D: E’ vero che il suo armonicista preferito è Jerry Portnoy?

Treves: Si. Dopo che ha lavorato a “Me & Mr. Jo-hnson” di Clapton gli ho chiesto che differenza ci fosse tra suonare oggi con Clapton o ieri con Muddy Waters, mi ha risposto: “Diverse migliaia di dolla-ri. Ieri magari dovevo guidare il furgone”. Grande. 

 

D: “È il Blues a scegliere il musicista e non viceversa”. A fronte di questa idea popolare, quando e come il Blues ti ha scelto? 

Treves: Tanti anni fa, da ragazzino, ascoltavo con mio padre, grande amante di tutta la buona musica, i classici standard jazz ed anche Blues. Nei primi sessanta, mi sembra fosse il 1963, ascoltai i mitici Ray Charles e Muddy Waters al Tetro Lirico di Milano, fino ad arrivare alla prima ondata del British Pop o Beat che non era nient'altro che l'inizio del Blues revival inglese. Ascoltai al Palalido il gruppo dei Primitives: sì quelli capitanati da Mal (Paul Bradley)! Suonavano un energico Pop, venato di quel Blues bianco che allora era una miscela energetica per noi giovani. Subito dopo, quella stessa sera, arrivarono gli Who ed incominciai a vedere la luce. Arrivarono i primi dischi, cominciai a fare foto in giro per l'Europa e diventai un cultore della musica del diavolo. 

D: Avendo conosciuto personalmente Johnny Shines (amico e compagno di avventura di Robert Johnson) ed avendolo accompagnato nel suo unico tour in Italia nel 1978, cosa ti è rimasto più impresso da tale esperienza a distanza di 25 anni? e qual'è il messaggio che, secondo te, Shines ha voluto lasciare al popolo del Blues Italiano? 

Treves: Beh, su Johnny Shines potrei scrivere anche un libro, tanto è stato forte poter aver avuto la possibilità di conoscerlo. Erano anni in cui il Blues cominciava a fare i primi passi importanti, anche per merito del Milano Blues Club creato dal sottoscritto con Marco Pastonesi (autore con me della prima “Guida Al Blues”, ed. Gammalibri) e Marino Grandi, direttore della rivista “Il Blues”. C'erano le prime feste autogestite con sottofondo di musica blues, feste di piazza dove si tentava di introdurre un po' di musica nuova ed aggregante, povera ma ricca di valori. Insomma il Blues sembrava andare alla grande ed allora si decise di chiamare i primi grandi nomi. Shines fu uno dei primi, si esibì per una settimana, tutte le sere, al cineteatro Ciak, da poco rilevato dal grande impresario (amico mio) Leo Wachter - quello che aveva portato a Milano i Beatles, gli Stones e Jimi Hendrix -. Fu per noi una gioia infinita coccolare e trasportare in giro per Milano Johnny; ci parlava di Robert Johnson e dei locali malfamati degli anni trenta. Ha lasciato un grande insegnamento: “Ama il blues ed il blues ti ripagherà' di questa passione”. Ripeto, a distanza di anni è ancora fortissima l'emozione che provo al solo pensiero della mia conoscenza diretta con uno dei miei grandi miti di sempre. Ho conosciuto personalmente Muddy e John Lee Hooker, Hendrix e B.B, ma Shines era veramente la Pietra Miliare del Blues acustico e quando guardo l'autoscatto che feci insieme a lui ancora non mi sembra vero, eppure è capitato! 

D: le ultime news del tuo sito web (www.trevesbluesband.it) annunciano una nuova produzione discografica che vede importanti collaborazioni straniere. Parlaci di questa ennesima esperienza che conferma l’internazionalità dello Spaghetti Blues. 

Treves: Per scaramanzia non ne parlo ancora ma ti posso dire che anche il mitico Chuck Leavell, durante la sua permanenza a Milano (suona con gli Stones in tour..), mi ha garantito la sua presenza nel prossimo CD. Poi ci sarà una grossissima sorpresa, la cui autorizzazione o liberatoria come la si vuol chiamare è arrivata da poco: si tratta di una incisione molto vecchia, inedita, con il compianto chitarrista Mike Bloomfield. Ci saranno anche altri ospiti illustri, spero di poter fare uscire il CD a Natale ma, essendo rigorosamente autoprodotto e seguendo sempre il mio stesso motto "Chi fa da se fa per TRE-ves..", a volte si possono verificare dei rallentamenti. 

D: “Di Blues non si è mai arricchito nessuno…”. A tutela del mestiere di musicista e a garanzia di più figure professionali, e di conseguenza più posti di lavoro, cosa vorresti cambiare e/o correggere in una ipotetica proposta legislativa? 

Treves: La più importante per la diffusione del Blues è, per me, la TV. Richiedere spazi, pochi ma significativi, per parlare e diffondere nonché far ascoltare il Blues sotto tutte le sue diverse sfaccettature. Stessa cosa per i locali. Il problema non lo si risolve inasprendo le normative peraltro già esistenti o - per le discoteche - mobilitandola Polizia. Basterebbe “obbligare” i gestori a cambiare tendenza, ma questa è solo fantascienza. Il business è il business e oggi troppo spesso ci sono troppe facce della stessa medaglia. 

D: L’armonica a bocca è da molti considerata poco più di un giocattolo soprattutto la “10 fori”, nonostante ciò sempre più giovani si avvicinano a tale strumento musicale ed il panorama Blues Italiano trova un numero sempre crescente di nuove leve, anche se l’entusiasmo e la passione vengono spesso soffocati dalla mancanza di una vera e propria scuola. Cosa consigli agli amanti dell’armonica Blues che vogliono approfondire lo studio dello strumento? 

Treves: Scuole ne conosco poche, a volte chi ha passione è un pessimo insegnante e viceversa, conosco però diversi armonicisti che danno lezioni un pò in tutta Italia. Poi ci sono i metodi e Internet ti offre innumerevoli possibilità di procurarsi manuali e video didattici; ma quello che consiglio è ascoltare e suonare, ascoltare e suonare, senza mai scoraggiarsi.

D: Cosa è per te il Blues? 

Treves: Il Blues è la vita, con i suoi chiaroscuri, i momenti di gioia e depressione, gli incontri, le perdite, gli affetti più cari e la voglia di credere sempre nella possibilità di cambiare qualcosa all'interno di se stessi, della propria famiglia o del mondo in cui si vive e si lavora. Blues è amicizia e solidarietà, avere voglia di ascoltare e capire, dare una mano a chi è più sfortunato, voglia di non omologarsi, passione per una musica che ha centinaia d'anni. Blues è ridere nei momenti brutti e fermarsi a pensare nei momenti di gioia. Il Blues è gioire della fortuna che si ha nell'avere come compagni di strada Robert Johnson e Muddy Waters.

 


 

www.trevesbluesband.com

 

 

www.quadratomagico.net