Sabato 24 gennaio 2004
Teatro Frassati - Regoledo di Cosio V.(SO)
inizio concerto ore 21.30
(Come arrivarci)

Bocephus King
in tour europeo per presentare il suo ultimo cd con la nuova band

THE BAND OF DOOM

Mary Ancheta - keyboards, backup vocals

Scott Smith - guitar, backup vocals

Jeremy Holmes - bass

Liam Macdonald - drums

Jesse Zubot - violin and mandolin

Aaron Chapman - saw, sidekick, melodica and backup vocals

www.bocephusking.com

 

 

                            

    


1. ST. HALLELUJAH
2. WRECK OF THE CENTURY
3. GOOD NIGHT FOREVER MONTGOMERY CLIFT
4. THEY LOVE EACH OTHER
5. WE’RE ALL HERE
6. HOLLYWOOD
7. IT HOLLOWS YOU OUT
8. LULLABY BLUES
9. STELLA BELLA BLUE
10. JESUS THE BOOKIE
11. ALL CHILDREN BELIEVE IN HEAVEN

Bocephus King è un giocatore d’azzardo, ha bisogno di rischiare tutto ad ogni disco, ad ogni canzone. E, come per ogni “gambler” che si rispetti, ad attirare non è la vincita della posta in palio, ma la giocata successiva, il brivido che viene dall’incertezza del rischio.
In questi tre anni, invece di “smettere”, si è buttato ancora più nella spirale del gioco, insoddisfatto di un suono che era già un affronto al mainstream e agli abitudinari del rock. Così ha abbandonato i Rigalattos, ha raccolto tutto ciò che gli era rimasto dello swing/blues/vaudeville/canzone d’autore degli album precedenti e ha seguito l’istinto.
“All children believe in heaven” è un disco che nessuno si aspettava, enorme, come il suo autore, fisicamente e musicalmente: Bocephus ha fatto le sue mosse con l’astuzia consumata e con lo sguardo cinico del giocatore incallito. Attorno un mondo che si è caricato di confusione e di incertezze: personaggi di dubbia onestà si succedono al tavolo, predatori e prede spasimano per un colpo di fortuna. Bocephus li guarda con un sorriso ironico, senza perdere di vista l’andamento del gioco.
BK durante il concerto al Frassati del 10.11.2001 Non siamo a Broadway, non siamo ad Hollywood, né tantomeno in un casinò, luoghi ormai troppo artefatti, troppo conservatori, in cui fantasia e follia non sono ammesse. Questa è Chinatown: luci e colori sgargianti, un nuovo melting-pot in cui le razze non si distinguono, in cui le tradizioni spasimano per il moderno.
Bocephus è attratto dai banchetti di scommettitori in bilico tra il marciapiede e la strada, fa le sue puntate al tempo della musica orientale che viene dai locali, arraffa le ultime trovate tecnologiche dalle vetrine, si fa ammaliare dai sapori più disparati.
Ne deriva una musica che è un infuso dal sapore intenso, che farà storcere il naso a qualcuno: samples ed effetti elettronici si aggirano nel disco, diventando parte integrante delle canzoni, ma è soprattutto un nuovo gusto ad alterare il soul, a dilatarlo con una gamma di strumenti che vanno dal synth all’omnichord, dallo xilofono alle campane, dall’organo alla mandola.
Bocephus azzarda una forma di canzone d’autore sperimentale: la sua voce è ancora padrona, i cori tirano i pezzi con veemenza, mentre in fase di composizione e di arrangiamento c’è un’esuberanza nuova, evidente sin dai dieci minuti dell’iniziale “St. Hallelujah”. Niente è tratttenuto: il rock teso di “Wreck of the century” subisce la spinta di samples concentrici, i brani più soul vengono speziati, caramellati o messi in agrodolce.
Non c’è pietà per nessuno: ”le melodie sanguinano / i messaggeri sono maledetti / i debuttanti sono sbattuti fuori”. Dylan e Tom Waits sono portati all’ennesima potenza fino a scomparire, Johnny Cash è un fantasma che si aggira dietro “They love each other” e Muddy Waters, che recita blues all’angolo della strada, è solo una delle tante comparse.
Nonostante le ninnananne di “Lullaby blues” e “Stella bella blue”, il mondo è votato all’autodistruzione: Bocephus sa che oggi il rock è una questione di sopravvivenza più che di salvezza, e questo disco è il suo “survival trip”.
L’azzardo finale è uno strumentale folk-blues con riflessi del Sol Levante e luccichii elettronici. Sembra un paraddosso, ma è perfettamente logico: l’unico modo per uscire da questo gioco, è continuare a puntare. Bocephus l’ha capito e rischia di diventare una delle voci più creative di questo pazzo millennio.

Christian Verzeletti  <[email protected]>  

 


 

Intervista esclusiva per Backstreets con un sorprendente Bocephus King!
di Maurizio Pratelli
 

 

Ci aspettavamo molto dal nuovo disco di Bocephus King, vuoi perché erano passati oltre due anni dal successo di The Blue Sikness e vuoi perché la ristampa dello splendido Joco Music, il primo disco ufficiale dell'istrionico cantautore canadese, aveva confermato attraverso canzoni come On The Hallelujah Side, Junita e The Haunting of A New York Moon quanta classe ci fosse fin dall'inizio. Così,  prodotto in proprio e senza un contratto discografico,  è finalmente uscito All The Children Believe in Heaven, un disco volutamente diverso che spiazzerà molti dei suoi fan italiani. Premesso che il disco è tutt'altro che brutto, non mancano anche questa volta rif geniali e ottime canzoni, e fermo restando che i testi di Bocephus King hanno poco da invidiare a quelli di Van Morrison o Tom Waits, qualche perplessità l'ha però suscitata anche in noi. Più semplicemente credo non ci aspettassimo un disco così da lui ed è per questo che abbiamo voluto intervistarlo per Backstreets. Jamie Perry, noto a tutti come Bocephus King, si è dimostrato disponibile come sempre, un vero fiume in piena che non risparmia frecciate a nessuno e anche sorprendente in alcune risposte che riguardano il movimento roots.

All Children Believe in Heaven è il tuo quarto disco e in Italia era molto atteso. Anche se il tuo stile rimane inconfondibile mi sembra siano cambiate molte cose, dai musicisti al sound che sembra  abbandonare certi suoni roots. E' solo un episodio o la strada del futuro ?

I musicisti non hanno avuto mai molto a che fare con il sound degli altri dischi. Non fraintendermi, sono fantastici, ma la maggior parte di loro semplicemente suonano le parti che ho scritto io. Hanno tutti il loro stile personale ma solo Don Parry si è scritto le sue parti (nei Rigalattos). Dal punto di vista del suono Doug Fugisawa è probabilmente quello che manca di più nel nuovo disco. I primi due dischi avevano molti musicisti che in qualche maniera contribuivano al suono ma comunque ero sempre io che suonavo la maggior parte delle chitarre ecc…
Il sound è cambiato nel nuovo disco ma non a causa dei musicisti. Sarebbe stato troppo costoso spiegare molto di questi concetti ad una band pagando lo studio di registrazione a ore. Alla fine è stato più semplice suonare la maggior parte delle parti da solo. Non ci sono così tanti sample e loop sul disco come si potrebbe pensare. La maggior parte dei suoni elettronici sono prodotti semplicemente dalla mia chitarra distorta con tremoli diversi e cose del genere. E’ stata registrata direttamente su pc (come “Ten New Songs” di Cohen)  e quindi viene percepita quasi come se fosse iper-reale, molto pulita e moderna. Non mi sono mai davvero considerato un musicista roots ma penso che molte persone l’abbiano fatto. Trovo che molti musicisti sembrino roots perché riempiono il loro sound di strumenti acustici ma è assolutamente finto come l’N-sync. La popolarità del roots sta facendo sì che passino molti “falsi”. E’ difficile che le persone capiscano la differenza. Sto solo cercando di virare dalla moda. Il nuovo sound è solo una reazione a questa nuova ondata di cantautori del cazzo. Ovviamente è solo un episodio, però mi ha fatto trovare molti nuovi fan in Nord America. C’è più chitarra che negli altri dicchi e più percussioni naturali. Il futuro è ancora completamente aperto.

Non ti sembra che iniziare un disco con un pezzo di oltre dieci minuti possa essere una operazione discutibile dal punto di vista commerciale ?
St. Hallelujah è lunga lo ammetto. Il suo concetto è quello di un’autostrada americana - lunga e ripetitiva con molte cose belle e interessanti lungo la via. Entra in macchina, alzala al massimo e guida. Avrà più senso. Per strano che possa sembrare, la sua lunghezza è stata lodata quaggiù. E’ pazza ed epica e aiuta a sbarazzarsi dei senza fede e di quelli con la mente chiusa.

In Italia il disco ha avuto pareri discordi mentre in altri parti d'Europa è stato accolto con entusiasmo dalla critica. Cosa ne pensi ?

Penso che sia il modo con cui ci si accosta al nuovo. Se la gente pensa che sia un errore, va bene. Le persone hanno bisogno di commettere errori se vogliono crescere. In qualche modo è la cosa più importante che abbia fatto perché tira fuori le opinioni dalle persone. Sapevo che era rischioso quando l’ho concepita e anche John Shepp ha cercato di convincermi ad uscirne all’inizio. Alla fine, le canzone e la mia volontà di provare cose nuove l’hanno conquistato e ora l’adora. Ho già avuto un critico che l’ha demolito e poi ritrattato per iscritto, scusandosi. Le canzoni hanno forza e per la maggior parte dei fan questo basta. Sono pronti a fare il viaggio con me e come ho detto ha portato la canzone d’autore ad un pubblico diverso, devo semplicemente seguire i miei istinti. Ci sono troppi Ryan Adams   e camionisti in questo mondo e io non voglio diventare così. Gram Parsons e Duane Allman sono morti e rilavorare le loro idee sarebbe stupido. Non ho paura di prendermi dei rischi se ciò mi porta ad un altro livello. Fa male sapere che a qualcuno non piace, ma qualunque cosa crei un musicista ci sarà qualcuno a cui non piace.

Quanto incide la tua passione per il cinema nella stesura dei testi ?

I film sono probabilmente la mia influenza più forte. Tutti i miei registi preferiti rischiano e cercano di uscire dalle scatole in cui le persone vorrebbero rimetterli. Il cinema sta ancora avanzando come arte, la musica no. I film mi hanno aiutato così tanto nella mia vita. Preferisco spingere in là i confini piuttosto che rifare "Exile on Main Street" per il resto della mia vita. Scorsese può fare un film come "Raging Bull"  e poi "the King of Comedy" o "Kundun" e poi farli seguire da "Gangs of New York". Questo confonde i critici ma lo rende acro al pubblico. Questo è il modo in cui mi piace accostarmi alla musica. I miei album sono come dei film per me, ritratti di vite raccontate (spero) in molti modi diversi.

 

Il brano We're All Here mi ha colpito particolarmente ....welcome to the land of the murdered love story. Come nasce una canzone così ?
"We're All Here" è come una sorella di “The Worst Friend”, “Land of Plenty” “If You Want Me I’ll Be Drinking” e “What Am I Doing Here”. Ispirata molta dalle vite tristi e infrante di persone che ho conosciuto crescendo dalle parti di Pt. Roberts. Persone mutilate nel cuore che pare non riescano proprio a vincere. Non riescono ad usare il trucco di farsi perdonare e stanno sempre lì a farsi spezzare il cuore e a spezzare quello degli altri. Queste canzoni mi vengono fuori, non so perché. Mi sa che per molte cose sono anch’io una di queste persone.

Forse è solo una mia impressione ma in sala d'incisione sembra quasi tu voglia "sporcare" la timbrica della tua voce?

In effetti pensavo che la mia voce venisse fuori più pulita perché non sto più fumando tanto. Ma non sono così ruvido. Ho coscientemente fatto lo sforzo di pronunciare tutto di più perché ho la tendenza a strascicare molto quando canto ma oltre a quello non ci ho pensato più di tanto. 

Accetteresti la collaborazione di produttori come ad esempio Daniel Lanois e T-Bone Burnet o preferisci autoprodurti per avere completa libertà nelle scelte ?

Certo che mi piacerebbe moltissimo lavorare con Lanois, e’ uno dei miei eroi musicali. Mi piace anche T-Bone, ma Lanois è un figlio di puttana coraggioso che davvero si butta fuori. Lascerei perdere tutto per lavorare con lui ma dubito che abbia mai sentito parlare di me. 
 
In Inghilterra dopo l'ondata del movimento "new acustic" è tornato alla grande il rock. E' così anche in Canada?

Sì e come ho detto, sta tirando fuori un sacco di falsi che credono di sembrare I Pearl Jam di tre anni fa. Alcune cose sono buone ci sono, ma per la maggior parte è sempre la solita merda, con una produzione che suona roots. Tutti recitano la parte di Gram Parsons o Lucinda Williams e visto che ce n’è così tanti, alcuni critici non capiscano la differenza. E’ la solita storia - hai bisogno di soldi per fare i dischi quindi se non fosse popolare qui, le case discografiche non pagherebbero per fare i dischi. E’ ancora un business per la maggior parte delle persone e queste vanno dove ci sono i soldi . "O Brother Where Art Thou?" (Fratello dove sei) ha fatto molte cose buone ma ha anche creato un carrozzone e una tonnellata di cazzoni ci stanno saltando su.

Quanto influenzano la tua musica questa mode ?

Non molto come avrai potuto capire dalle mie risposte, tendo ad andare contro il flusso. Mi piacciono le Destiny's Child molto di più di Ryan Adams. Ironia a parte penso che loro abbiano lavorato duro e che abbiano del gran talento. Fanno musica pop e non stanno imbrogliando nessuno. Johnny Cash è morto  e porterà nella gente un'ondata "popolarità nostalgica". E' stato sempre grande e mai alla moda. Ha cantato delle canzoni dei Nine Inch Nails prima di morire e stava lavorando con Rick Rubin (uno dei fondatori dell'etichetta americana Def-Jam). Ha ascoltato i Beastie Boys e tanti altri fregandosene di categorie e mode. Fatta eccezione per le modelle ...noi tutti amiamo le modelle.
 

So che hai appena partecipato ad un concerto tributo per Johnny Cash. Proporrai qualche sua canzone dal vivo ?
Sì lo faro. Probabilmente "Drive On" & "Get Rhythm"; ho fatto cover di Cash da quando ero bambino. Lo adoro. Anche lui è un mio eroe.

Warren Zevon se ne è andato dicendo di essere fortunato avendo vissuto come Jim Morrison ma trentanni in più. Come vivi la tua vista di artista?

Sono stato molto fortunato considerando come sono stato stupido in questi anni, ma non si può troppo cambiare la propria natura. Sto cercando di rallentare ma faccio fatica ad avere a che fare con le persone e le loro opinioni e con la vita in generale. Suonare è uno strano mestiere e non può mai rendere tutti felici. Non sono come dovrei essere ma sono meglio di quanto non fossi. Mi mancherà Warren Zevon. Era un altro figlio di puttana coraggioso che faceva sempre le sue cose. Sta certamente tenendo dio di buon umore. Sempre dietro a far vedere qualcosa di triste o di divertente sugli angeli e i santi. Jim Morrison è probabilmente nel limbo, ossessionando qualche povera ragazzina, sussurrandole poesie sdolcinate nelle orecchie, sperando di segnare nell’aldilà, ancora grasso e disgustoso, ma invisibile ora.

Alcune canzoni come Goodnight Forever Montgomery Cliff o They Love Each Other sono davvero belle e in concerto acquisteranno ancora più spessore, non credi sia ora di pensare ad un disco dal vivo ?
Ho intenzione di fare un CD dal vivo dei tour da ora all’estate del 2004. Lo chiamerò "Bring Me the Head of Savage Henry" o "Have Faith, Will Travel". Registrerò senz’altro qualcuno degli show italiani.

Si dice che in gennaio sarai in Italia con una super band, è così ?
Sì la nuova band è fantastica! Ogni genere di sorprese! Vi prometto un grande show con un sacco delle vostre canzoni preferite e con versioni interessanti di quelle nuove e anche qualche cover inattesa.

Altri progetti per il futuro ?
Be’… ho intenzione di produrre qualche CD di qualcun altro, compreso quello di Andrea Parodi (nuovo disco che si intitolerà Soldati ndr) e fare qualche lavoro di colonna sonora. Farò qualche video del nuovo disco e un regista che conosco vuole scriver uno spaghetti western che si chiama "All Children Believe in Heaven". Poi farò il prossimo cd . Probabilmente sarà doppio, uno di canzoni originali nuove, l’altro di cover tipo "Death Don't Have No Mercy" del Rev. Gary Davis e molte delle mie preferite. Userò la nuova band e una serie dei miei vecchi amici. Probabilmente si chiamerà "Willie-Dixon-God-Damn!" e sembrerà un’esplosione a Bourbon Sreet. Speriamo che nessuno si faccia male.
 

Grazie a Claudia Cantaluppi per la collaborazione

Maurizio Pratelli

Martedì, 6 Maggio, 2003


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