Sabato 8 marzo, all’auditorium di Morbegno, per la stagione del Quadrato Magico live, si sono esibiti in una cornice di pubblico affamato di psichedelia e progressive rock, il gruppo piemontese degli Euphonìa; quintetto arricchito da due coristi, interamente votato al repertorio dei Pink Floyd. Nel recensire un concerto di una tribute band, c’è sempre il rischio di sminuire il valore del gruppo che sceglie di riproporre il percorso artistico di un ensemble, soprattutto nel caso si tratti di vera e propria icona del panorama musicale mondiale. Tralasciando di ripercorrere le gesta, la storia e l’importanza innovativa del gruppo londinese, la particolare sperimentazione sonora intrapresa sin dal loro esordio, possiamo sicuramente affermare che Waters, Gilmour e compagni sono riusciti a catalizzare l’interesse di varie generazioni ed un target di pubblico assai variegato e trasversale. Questo dato è emerso anche da una valutazione degli appassionati presenti in sala. Giovani e meno giovani, fruitori di generi musicali non propriamente affini alla psichedelia, hanno potuto assistere ad un set avvincente, ricco di phatos, perizia tecnica ed ovvia nostalgia, dovuta all’ormai decennale scioglimento del sodalizio. Passando ad un’ analisi della tracklist, gli Euphonìa hanno aperto con quattro brani da ‘Division bell’ e ‘A momentary lapse of reason’, ultimi lavori in studio, proseguendo con ‘What god wants’ e ‘The bravery of being of range’, tratte dal terzo album solista dell’ex bassista Roger Waters. Abbandonato il periodo meno entusiasmante della discografia floydyana si è accesa la “luce” allorchè, Enzo Cappellari ed Edoardo Scordo, hanno intonato ‘Welcome to the machine’ con le chitarre acustiche. Successivamente durante l’esecuzione di ‘Echoes’, tratto da ‘Meddle’ del 1971 sullo schermo appositamente approntato, le immagini dei giovanissimi ‘Pink’ tra le rovine di Pompei, hanno dato percezione del genio precoce e della vitalità del sound dei primi Seventies. Immancabile passaggio a ‘The Wall’, quattro song, tra cui una bella versione di ‘Comfortably numb’, con annessi trailer del film omonimo. Da questo momento, con la sola eccezione di ‘Wish you were here’ dedicata a suo tempo a Syd Barrett, genio e sregolatezza dei capolavori iniziali, ‘Dark side of the moon’ ha catalizzato l’attenzione. Gli Euphonìa hanno riproposto quasi integralmente il lavoro floydiano più applaudito, giunto al quarantesimo anniversario! Brani immortali: ‘Time’, ‘Money’, ‘Us and them’ ed ‘Eclipse’, sonorità attualissime che il gruppo piemontese ha saputo proporre con la giusta miscela. Rispetto del progetto originale e buongusto nella personalizzazione degli arrangiamenti. ‘A great gig in the sky’ è stata un esempio in tal senso. L’insita difficoltà vocale, dovuta alla splendida interpretazione che la cantate Clare Torry diede a suo tempo, ha fissato un termine di paragone inarrivabile. I coristi: Lorenza Giusiano e Fabiano Pagliaro, hanno aggirato l’ostacolo con un’interpretazione meno tecnica, ma egualmente attraente. Menzione d’obbligo anche e soprattutto al tastierista Lorenzo Neri, che al pari del compianto Richard Wright, ha caratterizzato e reso unico il suono della band. Anche se in conclusione, ma non per questo meno rilevante il lavoro puntuale e pulsante della base ritmica ad opera di Dino Brossa alla batteria e Dario Gangemi al basso. Come accennato in apertura, il rischio di ammirare l’abbagliante bellezza della luna, quasi dimenticando il dito che la indica era dietro l’angolo. Sicuramente gli Euphonìa, per l’amore e la passione dimostrata per i Floyd sapranno capire!

(Francesca G. - Ufficio Stampa QM)


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