JONO MANSON

     

Sabato 18 MARZO 2006 - ore 21,30

teatro Pier Giorgio Frassati

Regoledo di Cosio Valtellino(SO)

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

www.jonomanson.net

disponibile ascolto mp3

 


   JONO MANSON nasce artisticamente a New York sul finire degli anni settanta. Era un periodo in cui le band punk e new wave invadevano la città e il mondo intero ma, in reazione a questo proliferare, c’era una florida scena di gruppi blues, rockabilly, rock’n’roll. e personaggi come BLUES TRAVELERS, SPIN DOCTORS, ROBERT GORDON erano soliti suonare in molti club della città, primo fra tutti il leggendario CBGB’S, vera fucina del rock underground da cui hanno spiccato il volo POLICE, JOHN CALE, PLASMATICS, NICO, RAMONES, DAVID JOHANSEN, BLONDIE e moltissimi altri. Proprio al Cbgb’s e allo Studio Tan JONO MANSON muove i primi passi.
Jono Manson al Pistoia Blues Prima con una delle sue prime band, i WORMS, con cui ogni sera si lanciava in lunghissime (spesso fino all’alba) Jam sessions insieme a Blues Travelers, Spin Doctors e altri. Da lì parte l’avventura musicale che, in oltre venti anni, ha prodotto molti lavori di questo songwriter di razza, in perenne bilico fra folk, rock, blues e soul. C’è chi lo affianca a John Hiatt per la sua scrittura, chi a John Mellencamp, chi a Van Morrison per quella sua vena soul mai doma. Certo è che le alterne fortune discografiche di Manson non ne hanno minimamente scalfito la linea musicale, sempre fedele a se stessa.  Nel corso della sua carriera Manson ha collaborato con molti esponenti della scena Rock’n’Roll statunitense, ma particolare menzione va a quella con i Blues Travelers con cui partecipa sia nel loro l’album Four sia, subito dopo, negli High Plains Drifters, progetto che comprendeva, oltre a Manson, anche tre componenti dei BT, John Popper, Chan Kinchla e Bob Sheenan. Per alcuni anni questa formazione miete concerti e consensi in ogni angolo del paese; solo la prematura scomparsa di Sheenan, avvenuta nell’agosto del 1999, ne arresta lo sviluppo. Nel frattempo Manson continua la sua carriera solista, siglando due contratti consecutivi con le major A&M (1996 – per la colonna sonora di Kingpin, commedia con Bill Murray e Woody Harrelson- un brano) e con la Warner Bros (colonna sonora di Postman con Kevin Costner, per cui scrive sei brani ed interpreta anche un ruolo nel film). Ma, come spesso avviene, artisti come Manson dimostrano di avere scarso fellling con le grandi case discografiche. Almost Home (1995) segna quindi il debutto e il congedo dalla A&M. La libertà artistica non ha prezzo e dunque, con l’italiana Club De Musique prima e con la Paradigm poi sforna due capolavori come One Horse Town (1997) e Little Big Man (1998). 

Nel 2001 torna alla Club de Musique con l’album Under the Stone che segna un forte ritorno del musicista alle radici del rock e del blues. 

Con la medesima etichetta pubblica ora il nuovo lavoro Gamblers, scritto a quattro mani con il chitarrista e cantante genovese Paolo Bonfanti.

 


recensione del suo ultimo disco  "Summertime"...

L'anima del soulman finalmente trova giustizia. Non è un mistero, per chi ha assistito almeno ad una sua performance solitaria, che Jono Manson, oltre ad essere un raffinato songwriter, è anche un grande interprete. Le
sfumature, l'estensione, la forza della sua voce è quella di un soul singer e tutto quello che gli mancava era soltanto l'ambiente ideale, quelle sonorità rhythm and blues (a partire dai fiati) che nei dischi precedenti erano
sacrificati (si fa per dire) all'energia del rock'n'roll. Niente da eccepire, ovviamente, su Little Big Man, One Horse Town o Under The Stone, tutti dischi ancora oggi meritevoli di attenzione, ma Summertime ha veramente una marcia in più. Il corpo centrale del disco è costituito da una mezza dozzina di purissimi rhythm and blues che (I'll Tell You What I Know, Jr. Walker Drove The Bus, Never Too Drunk To Funk, Ends Of The Earth, Do You Really Think You'Re Going Somewhere? e Telling On Yourself con un grande sassofono e una chitarra che richiama Santana), a seconda dell'impeto e della velocità, vengono spruzzati di funk o di una patina da soul ballad.
Come è naturale pensare, Jono Manson non si è dimenticato né del rock'n'roll (Backseat Driver) né di quell'ironia (la spassosa Please Stop Playing That Didgeridoo) che gli permette di vivere felicemente la sua musica senza essere una rock'n'roll star (e senza volerlo diventare). Con un sound solidissimo, tutto organizzato attorno alle sue chitarre, ai suoni dei fiati, dell'organo e ad una corposa sezione ritmica, Summertime raggiunge poi livelli eccelsi in quattro canzoni, tra le più belle che Jono Manson abbia mai scritto, che spiccano una spanna sopra le altre. Darling è una ballata con tutta la dolcezza che lascia intuire il titolo, arrangiata con le raffinatezze del sassofono (Craig Dreyer ha prodotto il disco con lo stesso Jono Manson); The One That Got Away e Summertime's Almost Over sono canzoni che a John Hiatt sfuggono da parecchi anni e che qui trovano il
giusto rifugio e Red Wine In The Afternoon è un capolavoro. Chi Jono Manson lo segue da tempo, l'aveva già scoperta, nelle corde della sua Gibson e delle pieghe della voce, ma la versione che illumina Summertime è veramente un gioiello. Comincia e si snoda attorno ad un fingerpicking sulla Fender Telecaster, poi si sovrappongono il mandolino e la steel guitar (suonati dagli amici Joe Flood e Kevin Trainor) mentre Jono Manson racconta la sua piccola short story di vita quotidiana. Ascoltandolo, con quella voce, sembra davvero che bere vino rosso nel pomeriggio sia la cosa più importante e bella della vita. Qualche ragione ce l'ha, ma forse è quel solito trucco: è il cantante, non la canzone, ma con Summertime non si può sbagliare. Ci sono tutti e due. (Marco Denti)


 

prenotazioni e infoline 

347-2540493(ore serali)

 

www.quadratomagico.net

ingresso 10 euro